L’emozione è un’esperienza complessa che ha un ruolo di mediazione tra l’individuo e l’ambiente; essa muove all’azione e viene vissuta e manifestata a vari livelli a) a livello fisiologico si ha una modificazione della normale attivazione, con aumento del battito cardiaco e del respiro respiratorio, della pressione arteriosa, ecc., cioè quelle modificazioni innescate dalla componente simpatica del Sistema Nervoso Autonomo, che predispongono l’individuo all’attacco o alla fuga e che sono state così importanti dal punto di vista evolutivo per la sopravvivenza della specie; b) a livello espressivo-comportamentale l’individuo manifesta le emozioni attraverso la mimica facciale, la postura, l’intonazione della voce ecc. c) a livello cognitivo l’emozione incide su alcune capacità come la capacità di concentrazione ed è inoltre implicata nella valutazione dell’evento-stimolo in seguito al quale si scatena l’emozione stessa.
Una classificazione delle emozioni può essere fatta in termini di emozioni primarie e secondarie (Damasio 1999). Le emozioni primarie sono risposte spontanee e precodificate, che l’uomo condivide con altri primati. Esse sono riconducibili a cinque emozioni principali: gioia, tristezza, disgusto, rabbia e paura (una sesta è la sorpresa). Le secondarie sono connesse con l’apprendimento come senso di colpa, vergogna, orgoglio, invidia, ecc.
Interessante è lo studio dell’intelligenza emotiva (Salovey e Mayer, poi Goleman anni ’90), definita dagli Autori come la capacità di percepire, comprendere, utilizzare e gestire le emozioni. Ciò significa che le persone emotivamente intelligenti riescono a cogliere le proprie emozioni, mostrano empatia per quelle altrui, ne comprendono il significato sia in termini intrapersonali sia interpersonali, usano le emozioni come strumento di crescita personale e le gestiscono in modo equilibrato, senza permettere che queste dilaghino ma neanche ostacolandole in maniera rigida. La sfida degli psicologi è dunque quella di insegnare l’intelligenza emotiva, cioè l’alfabetizzazione emozionale.
A questo scopo la Danza Movimento Terapia si rivela molto efficace; essa permette infatti di recuperare l’ascolto profondo del proprio corpo e delle emozioni che esso veicola. Permette inoltre di comprendere le emozioni e le intenzioni altrui attraverso il rispecchiamento effettuato tra i componenti del gruppo. Un substrato scientifico è fornito dalla scoperta dei neuroni specchio, cellule del cervello che si attivano quando osserviamo azioni svolte da altri (o le sentiamo evocare), e che sarebbero alla base della comprensione delle intenzioni che le hanno promosse. Gallese ipotizza che questi neuroni sostengano l’attivazione della simulazione incarnata, grazie alla quale abbiamo la capacità di riconoscere in quello che vediamo qualcosa con cui risuoniamo, comprendendolo dall’interno. Questo meccanismo sarebbe alla base dell’empatia e del mimetismo, che caratterizzano la nostra dimensione sociale. (V. Gallese, Dai neuroni specchio alla consonanza intenzionale, in “Rivista di Psicoanalisi”, LIII, 1, 2007, pp. 197-208).
In ambito clinico la valutazione delle emozioni rappresenta un punto centrale. E’ importante valutare in sede di colloquio le varie caratteristiche affettive attraverso il contenuto e la forma dell’eloquio del paziente, ma anche attraverso l’osservazione della postura, della mimica facciale, del tono della voce, la direzione dello sguardo, ecc.
Sempre in ambito terapeutico sono state sviluppate diverse tecniche orientate a sviluppare la capacità di saper gestire le emozioni. Il concetto di coping, introdotto da Lazarus proprio per sottolineare il carattere adattivo delle risposte emotive è molto usato in psicoterapia per indicare le differenti strategie attraverso le quali si può affrontare la situazione emotiva. Un individuo, posto di fronte a un problema che provoca una risposta emotiva, può innanzitutto cercare di affrontarlo utilizzando una strategia focalizzata su di esso (problem-focused coping). Se questo non è possibile può adottare una strategia focalizzata sull’emozione (emotion-focused coping), rivolta cioè a controllare gli effetti negativi di una reazione emotiva troppo intensa. Le strategie di coping sono un punto importante nella psicologia dell’emergenza, che si occupa dello studio, prevenzione e trattamento del singolo e della comunità in caso di calamità, disastri e situazioni di crisi in genere. Esse possono infatti aiutare le persone colpite da un evento traumatico a fronteggiare le conseguenze psichiche che si verificano in queste circostanze.
Dott.ssa Monica Diamantini
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